Andrea Elmi è un uomo che mostra a prima vista che sa il fatto suo. Elegante nell’aspetto, parla con voce calda della sua scelta di vita. Tecnico del vino, consulente per aziende vitivinicole di fama internazionale, Andrea Elmi, ad un certo punto della sua vita sente il richiamo della montagna toscana.
L’agricoltura ha bisogno di tempo e quindi all’attività -specifica Andrea con la famiglia e il socio Marco- unisce fin da subito l’arte dell’accoglienza. A questa si aggiunge quella della trasformazione dei prodotti agricoli di montagna.
Oggi l’azienda è ancora piccola ma in crescita con una produzione tra le 8000 e le 9000 bottiglie. Vedere Andrea guardare le sue vigne racconta più delle parole. La vigna più alta è quella di Riesling a Careggine 1050 metri dove l’aria mattutina è frizzante anche in estate. Le altre si trovano a Gallicano, Molazzana, Castelnuovo e Camporgiano tra i 300 e i 600 metri. Una viticoltura che possiamo definire eroica per l’uomo e per le piante. Qui l’uomo spesso non può chiedere aiuto alle macchine ma solo alle sue mani. Le piante, invece, devono sottostare a manifestazioni climatiche che sono spesso estreme, senza mezze misure. L’attenzione dell’uomo deve essere massima come quando nel 2018 le gelate tardive hanno costretto ad accendere fuochi tra le vigne per dare maggior calore. Le vigne dell’Azienda agricola Maestà della Formica sono “arrampicate” su pendii e sparse su tutto il territorio della Garfagnana.
La storia di questi terreni
In Garfagnana ma anche in tutta la provincia di Lucca la viticoltura fa un po’ storia a se stante. Qui ci sono vitigni che normalmente non si trovano in Toscana. Basti pensare che nella piana di Lucca si trovavano vitigni francesi già dai tempi di Paolina Bonaparte quando, nella Toscana più classica, si parla dell’arrivo dei cabernet o merlot solo negli anni 50-60 del secolo scorso. In Garfagnana in aggiunta a questo, durante la seconda guerra mondiale, le donne erano solite andare a fare le balie in Francia e tornando a casa portavano barbatelle da provare. Si trovano quindi piante di Sirah o Gamet di 200 anni di età, situazione molto rara rispetto al resto della Toscana.
Il Riesling delle Alpi Apuane
Andrea e Marco hanno voluto provare a fare un vino di montagna che avesse una firma inconfondibilmente toscana. E ci sono riusciti. Il Riesling delle Alpi Apuane in purezza è qualcosa di unico, riconoscibile fin dal primo sorso. Lo producono in purezza con un invecchiamento importante, infatti, esce sul mercato dopo due anni. Un Riesling toscano che ha creato non poca curiosità fin dal momento dell’impianto nel 2014. Un vino forse non per tutti, con un basso livello di alcol con capacità di invecchiamento. Bottiglie da mettersi in casa e ritrovare tra qualche anno anche vitali. Un vino con una vita media di almeno 50 anni!
Un lavoro più da vigneron che da produttori classici italiani quello di Andrea e Marco, una tendenza che si fa forte anche in Toscana ultimamente. Il produttore è “sul campo” inteso non solo in vigna e tante piccole aziende sono entrate sul mercato acquistando un proprio pubblico prima riservato ai grandi storici produttori.
Sono entrate così nel mercato del vino tante piccole aziende che però insieme rappresentano una grande fetta di produzione nazionale. Sono nate distribuzioni, enoteche, ristoranti che a questi vini sono molto legati e li raccontano facendo così conoscere anche i territori.
Oltre al vino?
E così, in attesa che le loro vigne potessero dare i frutti sperati, l’azienda dalla sua nascita nel 2013, si è guardata intorno. Sono state piantate fragoline di bosco, ribes nero, lamponi, mirtilli che sono stati venduti soprattutto agli chef della provincia di Lucca. Poi sono arrivate le erbe selvatiche con cui hanno iniziato a servire ristoratori in tutta Italia. Il laboratorio di trasformazione di conserve agroalimentari è nato di conseguenza. Dalla confettura di mela e viola a quella di pera mora e liquirizia, dai germogli di abete in agrodolce allo sciroppo di fieno al kimchi, dai capperi di sambuco ai talli di aglio orsino e via dicendo. Composte di frutta, gelèe, canditi, mostarde, confetture da tutto ciò che questa rigogliosa natura mette a disposizione durante tutto l’anno.
“Da sperimentatori quali siamo abbiamo provato di tutto – racconta Andrea – gemme, bacche, semi, cortecce, foglie, radici con molti tipi di lavorazioni con fermentazioni lattiche, sciroppi, creme.”
Poi finalmente è arrivato il vino e le conserve rimangono per “affezione” ma anche perché chi le ha provate non è disposto a farne a meno.
Oltre all’amato Riesling dalle vigne “antiche” nasce invece un rosso elegante e diverso. Dalle vigne a 600 metri ecco un bianco, sempre zero solfiti. Un blend classico toscano, Trebbiano e Malvasia, che affina in acciaio. Le note però sono davvero particolari regalate dal territorio. Grande mineralità e salinità dovuta ai terreni silicei a cui il grecale pronunciato da un’ampia mano.
Oggi l’azienda Agricola Maestà della Formica ha vigne, frutteti e oliveti con ristorante e rifugio dove fare accoglienza.