L’Aurora di Francesco

Io faccio vino per passione, da ragazzo facendo una passeggiata in vigna mi è presa questa ispirazione e da lì ho iniziato a ricercare anche le cose più assurde. Pietro Mosti

Ci accoglie con un grande sorriso Pietro Mosti, quello della calda ospitalità del suo agriturismo dove si mangia bene e genuino specialmente i tordelli della Bruna. Lui, ex campione di Body Builder, classe 1968, ha preso in mano l’attività di famiglia e si è dedicato al vino. Nasce così “L’Aurora di Francesco” dove Aurora è la figlia e Francesco il figlio, i suoi amori insieme alla compagna e ai suoi cani corso.

Pietro Mosti

Viticoltore
“Un luogo difficile il Candia ma anche particolare con un clima come quello della costa Amalfitana e, infatti, qua crescono con facilità anche gli agrumi. Una terra attraversata nei secoli dai pellegrini che evitavano le zone basse al tempo meno praticabili.”

L’azienda L’Aurora di Francesco nasce nel 2004 – racconta Pietro seduto in angolo fresco del suo agriturismo – abbiamo ripreso i vecchi vigneti di famiglia con cui un tempo, sia mio padre che mio nonno, facevano il vino e lo vendevano sfuso e abbiamo iniziato ad imbottigliare.
Una scelta che nel Candia non si presenta semplice come in altre zone d’Italia perché qui le colline hanno forti pendenze, spesso i poderi son difficili anche da raggiungere e ogni lavorazione deve essere fatta a mano. Una viticoltura detta eroica e non a caso.

Quando si parla si viticoltura eroica – dice Pietro – subito si pensa ai vini del Trentino, della Valle d’Aosta ma da noi è molto scosceso si può arrivare ad una pendenza anche del 90%. Una delle nostre vigne è a circa 300 metri sul livello del mare, in linea d’aria è ad una distanza dallo stesso mare di meno di 2 chilometri, quindi si può immaginare in quanto poco tempo si arriva a queste altitudini e la fatica che si può fare manualmente per coltivare.

Nonostante le difficoltà, L’Aurora di Francesco fa vini di qualità e sperimenta le varietà del territorio e non solo mentre produce vini “da premio”.

La passione di Pietro

L’azienda – riprende Pietro – si è posta diversi obiettivi. Principalmente di valorizzare il territorio e questo va a migliorare un po’ tutto non solo la nostra azienda, infatti c’è un progetto che unisce diverse produttori. Abbiamo vinto qualche premio in questi ultimi anni tra cui, ad Imperia con il Massetano, come Miglior Vermentino d’Italia, però siamo discretamente ambiziosi e speriamo di migliorare ancora.
Noi al momento imbottigliamo circa 50- 55 mila bottiglie, pensiamo di espanderci come produzione ma rimanendo sempre sulla qualità. Tanto del vino che andiamo a produrre rimane anche come sfuso venduto in alcuni punti vendita.

Vigne Candia Aurora di Francesco


Tanta passione quella che trapela dalle parole di Pietro ma anche precisione per le cose fatte bene.

Il mio lavoro in cantina si svolge nella pignoleria più estrema. Nonostante io abbia una cantina di piccole dimensioni (ci sarebbe un progetto per ampliarla) al momento dispongo di questa cantina di soli 170 metri quadrati che è molto piccola per la quantità di vino che faccio. Però cerchiamo, anzi voglio, la massima pulizia in cantina, vale a dire che i nostri vini sono lavorati quasi giornalmente. Vengono “cullati” con batonnage continui, quattro o cinque volte alla settimana, per far sì che le fecce nobili portino grassezza al vino che, nonostante le gradazioni alte a cui normalmente porto i vini, cerchiamo di mantenere morbidi.

In vigna faccio una lavorazione manuale con concimi soltanto organici; stiamo cercando di entrare con le alghe ma se ne parlerà tra qualche anno a esperimento ottenuto. I miei vigneti sono contornati da boschi quindi anche i sentori che si ritrovano sono corbezzolo, salvia, finocchio selvatico anche perché non utilizzando diserbi queste erbe si ritrovano naturalmente nel vino.

I piccoli produttori mostrano tutti molta passione per le loro creature ma Pietro esprime con gioia e mette l’accento più sulla bellezza di questo lavoro che sulle difficoltà.


Io faccio vino per passione. Diciamo che da ragazzo ero il tormento di mio padre perché mi rifiutavo di andare in vigna e la mia passione era la palestra, gestivo palestre, ho fatto sport. Quasi per caso mi sono inserito: facendo una passeggiata in vigna mi è presa questa ispirazione e da lì ho iniziato a ricercare anche le cose più assurde. Infatti ho impiantato qua a Massa un vitigno conosciuto benissimo come il Gewurztraminer che è un vitigno aromatico e con questa piccola parte viene fatto un vino che è uscito da pochi mesi, sempre un Candia ma con una piccola percentuale di questo vitigno.

La difficoltà e l’unicità del Candia

Un luogo difficile il Candia ma anche particolare con un clima come quello della costa Amalfitana e, infatti, qua crescono con facilità anche gli agrumi. Una terra attraversata nei secoli dai pellegrini che evitavano le zone basse al tempo meno praticabili.

Il nostro è un posto di transito di pellegrini – racconta ancora Pietro – qui c’è la via Francigena che passa anche nei vigneti attraverso sentieri e da lì forse è nata l’idea di importare un vitigno conosciuto come il vitigno dei pellegrini. Lo abbiamo impiantato sui vigneti di Pistoia, si tratta del Tempranillo cioè un Malvasia Nera che abbiamo, per ora, vinificato un paio di volte ottenendo buoni risultati, un rischio che ne è valsa la pena.

Abbiamo anche vigneti nel pistoiese per motivi di famiglia, perché i miei figli abitano là. Diciamo che per cercare di mettere un po’ di passione anche a loro abbiamo acquistato questi terreni all’incirca 16 anni fa e abbiamo impianto soprattutto Sangiovese e Syrah con cui facciamo un Syrah in purezza che si chiama Scopetano dalla tenuta, appunto, le Scopetane. Qui abbiamo piantato anche il Tempranillo che dà un vino corposo che va gestito altrimenti va su troppo di gradazione… è un’avventura in quel di Pistoia.

I vitigni dell’Aurora di Francesco

Ma i vini del Candia sembrano essere l’amore primordiale, quelli da sperimentare, da rendere sempre migliori, quelli con cui vincere premi.

Tra i vini del Candia che produco il mio preferito è sicuramente il Pozzoalto, un vino in cui investo annualmente in prove varie e spero prima poi di trovare la perfezione. È un blend 80 % Vermentino, 15% Albarola quindi un vitigno classico della zona e 5% di Malvasia Toscana. Una parte viene vinificata in legno e una parte in acciaio per essere assemblato pochissimi giorni prima dell’imbottigliamento. Un Vino che porto quasi in estrema maturazione quindi si arriva, come quest’anno, anche a 15 gradi. Non riuscirebbe bene se fatto solo in legno perché il Vermentino andando in malolattica creerebbe uno scompenso dando un sapore di spunto lattico. Mentre il più amato dai clienti dell’agriturismo è il Riflesso.

Io sto sperimentando diversi vitigni però il mio preferito resta il Vermentino che qui ci nasce. Arriva in Italia circa nel 1300 dalla Spagna e arriva proprio qui, al confine tra Toscana e Liguria tra Massa e Sarzana e ora si riesce a capire che nonostante i miei tentativi di portare altri vitigni il Vermentino qua lavora meglio.

Il Vermentino è un vitigno che io definisco camaleontico perché l’animale cambia colore, il vitigno cambia sapore e anche a distanza di 50- 100 metri da un vigneto all’altro. Si può ritrovare i sentori quasi di un Sauvignon come del pompelmo rosa, dell’agrume come nel mio caso nel Massetano, oppure si trova mineralità e, se lasciato lì per qualche anno, si può arrivare anche al sentore di pietra focaia come nel caso del Riflesso.

Uno sguardo sul produttore

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