L’altra donna

Contadino custode

Io sono un marinaio, ho fatto il militare nella marina e so che siamo avventurieri, che l’avventura fa parte di noi. Marco Bazzichi

Quando ho iniziato questo percorso -dice Marco bazzichi- ero legato al pensiero di famiglia. Per i miei genitori il vino era quello del contadino senza l’aggiunta di niente. Un vino a volte anche troppo vero e crudo. Quando siamo partiti ci è piaciuta l’idea di fare qualcosa di buono e sano e siamo partiti nel 2012 con un Vermentino zero solfiti. Lo Strinato Vermentino bianco zero solfiti è il primo uscito sul mercato. Alle manifestazioni mi dicevano che ero pazzo a produrre un bianco zero solfiti. La cosa mi è piaciuta ancora di più ed ho continuato. Naturalmente non tutti gli anni sono uguali, non tutti fantastici. Quando si lavora con il naturale è giusto che sia così, ogni annata è diversa dall’altra il vino è diverso ma sempre piacevole e sempre bello.

Marco Bazzichi

Viticoltore
“Il sapore di un cibo è esaltato da un buon vino e viceversa e nessuno deve prevalere sull’altro. Devono ballare insieme può essere un valzer ma può anche essere un tango ma devono comunque esser uniti.”

L’azienda l’Altra Donna nasce nel 2012 da un’idea a cui Marco Bazzicchi ha dato vita insieme a sua moglie Katiuscia Sacchelli, che è la titolare dell’azienda. L’idea di riportare alla luce i vini di Strettoia, che in passato erano un sostentamento importante per la zona, se ne parlava già da tempo. Nel 1900 nei racconti di Lorenzo Viani si racconta che nelle osterie di Pietrasanta si beveva il vino di Strettoia.

Dalle vigne dell’Altra donna lo sguardo spazia su tutto l’arcipelago toscano, fino alla Corsica e alla costa francese. Una vista mozzafiato, non facile da raggiungere e che richiede una lavorazione in vigna davvero eroica.

Questo progetto che negli anni era stato abbandonato. Ma Marco e Katiuscia hanno pensato che era l’ora di far conoscere in Toscana e, speriamo anche un po’ più in là, il vino di Strettoia.

I numeri dell’azienda

Al momento gli ettari di cui dispone l’azienda sono due mezzo con l’obiettivo di arrivare almeno a 4 perché -racconta Marco- è quello di cui un’azienda ha bisogno per poter chiudere i numeri. Al momento la produzione si attesta su 10-12mila bottiglie e, nelle stagioni più fortunate, arriva anche a 15mila. Il modo di lavorazione biologico e naturale ogni anno è una sorpresa e si rischia di perdere parti del prodotto secondo l’andamento della stagione.


Come vigneti su tutto domina il Vermentino con una piccola realtà di Trebbiano che qui soffre un po’. L’obiettivo è fare vermentino metodo ancestrale cioè con rifermentazione. La linea che va per la maggiore è comunque il vermentino fermo. Nel 2006 per gioco sono state impiantate piante di sauvignon da cui ha preso vita il Caloma che forse si allontana un po’ dal pensiero che fluisce in tutta l’azienda.

Una viticoltura eroica quella de L’altra donna

Una viticoltura eroica quella praticata dall’Altra Donna. Pendici ripide che permettono solo coltivazione a mano. Tutta la parte della costa non può essere lavorata con attrezzature meccaniche. Tanto sacrificio, tante ore di lavoro, tanta manodopera e impegno. Purtroppo, secondo marco, ancora non si capisce quale sia davvero il valore di un vigneto lavorato in maniera eroica. Quando si va a bere questo vino -dice- bisognerebbe far capire meglio al consumatore cosa c’è dietro ad un vino “eroico”. E lo dovrebbe capire anche la politica.

L'altra donna Bazzichi


Il vino preferito da Marco è lo Strinantino metodo ancestrale, una sua soddisfazione, una bollicina naturale. La Versilia è ricca di tante cose, di turismo, bellezza emozioni e, a suo dire, gli mancava una bollicina naturale, che rappresenta il carattere marinaresco della Versilia.

Il pensiero dell’agriturismo

All’Altra donna si fa accoglienza sul cibo. E l’abbinamento cibo vino diventa fondamentale.
Il sapore di un cibo è esaltato da un buon vino e viceversa -ricorda Marco- e nessuno deve prevalere sull’altro. Devono ballare insieme può essere un valzer ma può anche essere un tango ma devono comunque esser uniti.


Nel suo agriturismo si offre un ritorno al passato. Una volta la domenica si andava a mangiare dalla nonna e con questo pensiero che si accoglie la clientela. Qui si trova il ragù con quattro ore e mezzo di bollitura, le verdure tagliato a mano, la pasta fatta in casa, le carni nostrali, gli arrosti, il roastbeef.
Con l’agriturismo -continua il vulcanico Marco- è tornare alle vecchie tradizioni e in Toscana l’agriturismo è riconosciuto e garantito dalla Regione per la certificazione dei prodotti.
Noi usiamo solo prodotti toscani. Può essere difficile ma se si fa un buon lavoro con le aziende agricole di zona è un’attività che offre soddisfazioni. Su ogni piatto io tengo sempre a portare al cliente il nome dell’azienda che ha fatto quel prodotto perché la filiera è importante.

“Lo strumento del tavolo, dove mi rapporto ad una clientela che arriva da diverse parti d’Italia, è basilare. Poter dire, affacciandosi al terrazzo, che quel prodotto viene da quel campo lì o dall’altro è soddisfazione immensa”.

Uno sguardo sul produttore

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