Incandia Bio è un’azienda giovane ma con basi solide date dalla determinazione e dalla passione di Francois Desire e Jacquelin. La passione principale di Francois è il vino che ha imparato ad amare in Piemonte ma il Candia ora è la sua vita. Originario del Burkina Faso, l’azienda biologica Incandia Bio produce vino, olio, ortaggi, frutti che uniscono l’Italia all’Africa. Un lavoro duro fatto di vigne terrazzate da dover lavorare completamente a mano ma che regalano un vino davvero di qualità.
“Quando sono arrivato a Ficola bisognava ricostruire tutti i muretti a secco. Così ho fatto un corso con una vecchia associazione presente sul territorio e da lì ho ricostruito i muri a secco prima di piantare la nuova vigna. Un lavoro non senza difficoltà…”
Noi oggi produciamo vino ma anche prodotti dell’orto quindi verdure, moringa un albero molto importante per la salute per cui nel 2019 abbiamo anche vinto l’Oscar green. Una pianta meravigliosa che ho cercato di far crescere qui. Vendiamo le foglie, usiamo le radici per fare un liquore e la foglia secca viene polverizzata ed è utile per chi soffre di glicemia e aiuta il metabolismo. È una pianta di cui non si butta via niente anche i fiori si utilizzano per fare infusi. Con l’idea di avere anche altri prodotti dell’Africa integrandoli con quelli che si possono consumare in Toscana, in campo faccio anche la melanzana piccante, l’arachide, okra e altri prodotti.

Ma tu ami soprattutto fare vino ci sembra di capire…
La mia passione è la vigna ma abbiamo deciso di fare gli altri prodotti perché l’azienda aveva bisogno di vivere. Quando sono arrivato qui con tutta la famiglia non avevo una grande vendita di vino. Allora mi sono messo a fare l’orto per riuscire a mantenere la famiglia e da lì è partito tutto. Portare l’insalata, le arachidi, tentare di far conoscere sui mercati di Campagna Amica i nostri prodotti. Abbiamo anche frutta perché abbiamo preso in affitto vecchi terreni dove erano stati piantati alberi da frutto. Mi ritrovo mele, pesche, albicocca c’è un po’ di tutto, praticamente sono i terreni dei nonni.
Il vino lo produco su 2 ettari e mezzo di terreno per circa 7-8000 bottiglie all’anno. Vermentino e Rosso Candia. Faccio Vermentino in purezza perché è il nostro cavallo di battaglia; il Vermentino del Candia. Poi abbiamo il rosso Candia con merlot, sangiovese e massaretta, un blend sempre tutto biologico.
Come ha fatto una persona nata in un paese dove non si coltiva la vigna ad innamorarsi del vino?
In Burkina Faso non c’è la vite ma in Piemonte, dove ero ospitato e dove lavoravo, ci sono colline con tanti vigneti e ho imparato a lavorare in vigna e mi sono appassionato. Da lì sono andato anche ad Asti e mi è piaciuta molto. Ho lavorato anche in fabbrica ma personalmente mi piace più stare all’aria aperta, lavorare in campo. Non avrei potuto andare da nessuna altra parte. Da piccolo avevo fatto agricoltura e ristorazione e infatti di professione sono cuoco.

Quindi per te l’abbinamento cibo vino è importante.
Abbinamento cibo e vino per me è importantissimo ho fatto la scelta anche per quello. All’inizio l’idea era quella di partire con l’abbinamento e gli assaggi di tutti i prodotti che ho in mano. Qui da dietro il banco del mio punto vendita di Carrara facevo cose con il pane, cuocevo la morigna al vapore e facevo assaggi con lardo, formaggio e abbinavo il vino. Questo prima del Covid poi ci siamo dovuti fermare, e mettere le verdure da vendere.
L’abbinamento è sempre andato bene perché per esempio la moringa come sapore raccoglie tutte le verdure che abbiamo, si ritrova la carota, la bietola e quando si cuoce ne deriva un sapore che si ritrova nei sentori del Vermentino. Ci sono altri frutti e fiori per esempio che giocano benissimo con l’acidità di questo vino.
Ristorazione e vino vanno insieme e anche se la mia passione principale rimane il vino è necessario che io metta insieme le due cose. Non è facile occuparsi solo di vino perché molti quando vedono una persona che viene da fuori sono diffidenti, non mi è facile farlo assaggiare. Non è facile davvero far capire che il mio vino è buono soprattutto perché sono africano. Certe volte la gente mi chiede da dove arriva il vino… Quando poi faccio vedere l’azienda, vedono che è una cosa seria; poi assaggiano il vino, che è buono, quindi si riesce a vendere bene. Ma all’inizio non è facile. Anche se il vino non riuscivo a venderlo bene mi concentravo sulle verdure per sostenere la famiglia ma non abbandonare la mia passione. Anche per la verdura non è stato facile, c’è stato bisogno di convincere le persone a fidarsi. Arrivavano, guardavano e poi andavano a comprare al banco accanto, non si fidavano. Piano piano ci siamo fatti conoscere e abbiamo clienti fissi che non lasciano più l’azienda. Questo è un piacere ma ancora non è facile.

Produco circa 4500 bottiglie di bianco e 4000 di rosso ancora non riesco a venderlo tutto. Così il vino che produco, ora che ho il punto vendita, un po’ non lo imbottiglio e lo vendo sfuso. Sui mercati non è facile vendere il vino a 10 euro alla bottiglia ma io per la qualità che ho non posso venderlo a meno. Nel Candia il vino non può costare meno di 10 euro perché noi siamo in una zona dove è impossibile lavorare con mezzi meccanici, tutto deve essere fatto a mano e le spese sono molto alte. I costi vanno oltre la metà del prezzo di vendita.