Cooperativa agricola e sociale Calafata

In Versilia coltiviamo ogni tipo di ortaggio secondo la stagione perché le serre non sono riscaldate come prevede il regolamento biologico. Noi vogliamo rispettare la natura e la persona. Calafata

La cooperativa agricola Calafata nasce dieci anni fa da un gruppo di amici che ruotava intorno ad una comunità parrocchiale. Grazie al presidente Lorenzo Citti che ha messo a disposizione la sua vigna, il gruppo ha continuato l’attività che lui e la sua famiglia avevano ereditato dai nonni. Nasce così l’orto della Cooperativa Calafata ormai in produzione da 5 anni. Ai primi appezzamenti si sono aggiunti terreni abbandonati e incolti, tolti alla cementificazione selvaggia che accomuna molte aree italiane.

Calafata

Agricoltore
“Le idee sono tante ma dobbiamo prima istruire i ragazzi che sono con noi perché arrivano da percorsi diversi e vanno preparati professionalmente. Qui ci sono casi che rimangono nel cuore. C’è chi è arrivato con la barca e oggi riparte regolarmente per tornare dalla famiglia”

Il termine Calafata è tipico marinaresco. Rievoca la vecchia arte dei calafati che, a Viareggio, insieme ai maestri d’ascia impermeabilizzavano il barcobestia, un veliero un tempo molto diffuso. La cooperativa Calafata si prefigge l’obiettivo, in termine metaforico, di impermeabilizzare le persone che vengono accolte dalla cooperativa agricola e sociale rendendole “impermeabili” alla vita e pronte ad andare in mare aperto.

Marco Ziljak aveva fatto agraria ma non aveva idea che questo sarebbe stato il suo futuro. Aveva chiesto di fare il servizio Civile in Caritas e aveva spiegato che il suo sogno era proprio far lavorare le persone disagiate e riabilitarle attraverso il contatto con la terra. Qualcuno lo ha ascoltato e il sogno ha preso corpo.

La filosofia di Calafata

Oggi – racconta Marco – lavorano con noi circa 35 persone che arrivano a 65-70 durante la vendemmia. Coltiviamo in regime biologico facendo vino, olio e miele nella zona di Lucca a cui si aggiunge un piccolo meleto. Ecco cosa si fa in Calafata oltre che a produrre ortaggi biologici di grande qualità si accolgono persone. Persone che vengono da vari persone che arrivano da percorsi di riabilitazione ma anche migranti che vengono dall’ Africa e dall’asia.

Collaboriamo con vari enti – continua Marco – come il Sert e quindi accogliamo ex tossicodipendenti che stanno facendo un percorso riabilitativo e di riavvicinamento al lavoro e alla vita senza limitazioni. Abbiamo anche persone che vengono dalla Salute Mentale che fanno un percorso di riabilitazione anche tramite il lavoro agricolo all’aria aperta, cerchiamo di ristabilire nella persona un equilibrio. Lavorano con noi tutti i giorni e insieme, facendo questo faticoso lavoro della terra, cerchiamo insieme di renderli autonomi dando loro mansioni e orari.

La produzione della cooperativa agricola

Nella cooperativa agricola Calafata si coltiva di tutto dall’aglio alla zucca. In estate tanti pomodori come il pomodoro canestrino di Lucca, il cuore di bue e ancora ciliegino, datterino, datterino giallo. Producono anche mele e pensano di fare un sidro di mele con quelle non di prima scelta o scartate direttamente nel loro laboratorio perché la loro filosofia è “tutto è buono niente va scartato, cose e persone”.

Essendo nati con la vigna non può mancare il vino. Biologico e biodinamico bianco, rosso, rosato ma anche olio fatto sulle dolci colline lucchesi e miele.

Produciamo circa 30000 bottiglie di vino. Varietà autoctone in sei sette ettari di vigna sempre in aumento perché abbiamo piantato ed espiantato varie vigne – racconta ancora. Il vino che colpisce è lo “Scapigliato” definito un vino da merenda.

Poi c’è il miele. Tra tutti prevale quello di spiaggia che ha un aroma particolare. E ancora la linea di conserve come la composta di cipolle, la zuppa di cavolo, i ceci e i fagioli borlotti e tanti altri prodotti. Fagiolo rosso lucchese, borlotto, fagiolo cannellino giallorino della Garfagnana, tutto coltivato all’interno della cooperativa.

Abbiamo un laboratorio – riprende Marco – dove vengono lavorati alcuni prodotti come le confetture, le conserve di pomodoro, dove i prodotti in eccesso dall’orto non vengono scartati ma rivalorizzati. Questo implica l’accoglimento di persone con percorsi disagiati o hanno delle invalidità civili importanti e lavorano insieme alla nostra responsabile di laboratorio.

Hanno anche iniziato la produzione di erbe aromatiche come basilico, salvia, lavanda e origano con un progetto sperimentale. Saranno anche essiccate e andranno ad aumentare il paniere di prodotti.

Tra le produzioni c’è l’olio. 2000 piante con circa 15 ettolitri olio che, come si sa hanno una produzione altalenante secondo la stagione. Leccino, frantoiano e moraiolo che danno un blend adatto al condimento dei cibi toscani e non solo.

Il lavoro nei campi, il laboratorio, la vendita nei mercati contadini della Coldiretti, la consegna a domicilio dei prodotti stazionali. Le idee sono tante ma dobbiamo prima istruire i ragazzi che sono con noi perché arrivano da percorsi diversi e vanno preparati professionalmente. Qui ci sono casi che rimangono nel cuore. C’è chi è arrivato con la barca e oggi riparte regolarmente per tornare dalla famiglia.

Uno sguardo sul produttore

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