Calevro viticoltore estremo

In questo territorio si può parlare solo di viticoltura eroica perché lavoriamo tutto su terrazzati e tutto viene fatto manualmente Fabrizio Bondielli

L’azienda Calevro fa viticoltura sulle colline apuane. Fabrizio Bondielli cura con amore l’attività di famiglia iniziata dal nonno Lino. Già alla metà degli anni ’60 il vecchio viticoltore aveva capito la particolarità e la qualità dei vigneti di questo territorio difficile. Con questa consapevolezza i nipoti hanno recuperato vecchi vigneti e ne hanno impiantati di nuovi, si son presi cura dei muretti che creano le tipiche terrazze dove le viti affondano le loro radici. Fabrizio è oggi il presidente del Consorzio di Tutela del Candia dei Colli Apuani Doc nato negli anni ’80 e porta avanti un lavoro eccellente. Non è facile fare il viticoltore in Candia e se non c’è passione vera non è possibile andare avanti perché questa è una terra bella ma difficile.

Fabrizio Bondielli

Viticoltore
“Questa è una passione che viene dalla storia, dall’essere vissuti qui. Si fa fatica, certo, anche perché andiamo incontro a spese di gestione altissime in un mercato concorrenziale con prezzi non troppo elevati. Però andiamo avanti e cerchiamo di dare un prodotto eccellente. La cosa positiva è che i nostri vigneti guardano il mare e alle spalle abbiamo le Alpi Apuane, e c’è un microclima fantastico che dà ai nostri prodotti sapidità, salinità e unicità.”

Fabrizio è arrivato in azienda nel 2004 e dal vino sfuso passa all’imbottigliamento cosicché oggi l’azienda Calevro produce circa 26.000 bottiglie.


Vermentino, Malvasia, Trebbiano, Albarola, Syrah, Sangiovese, Vermentino nero, il tipico Barsaglina o Massaretta, Merlot, sono queste le tipologie, sparse per le particelle, terrazza dopo terrazza.

Gli ettari gestiti da Calevro sono quasi tre e tutti in Candia, una parte di proprietà e una parte in affitto. Una produzione di nove etichette con due vermentini in purezza, un Candia DOC classico con 80% Vermentino, Trebbiano e Malvasia, un Vermentino Nero in purezza, un Sangiovese e Massaretta, un Sangiovese, Merlot e Massaretta che fa un po’ di legno. Ci sono anche spumanti metodo Charmat, un rosato e un bianco. La base è sempre 80% di Vermentino poi Trebbiano e Malvasia.

Le difficoltà del Candia

Fare vino in questo territorio -dice Fabrizio- è un’emozione diversa. Ogni anno è una battaglia diversa. La cosa bella è che, essendo molto frastagliato, ogni piccolo appezzamento di terra ha la sua caratteristica, è in questo insieme trovi sempre qualcosa di particolare.


Coltiviamo Vermentino Bianco, il Vermentino Nero che è il vitigno autoctono di queste zone che è stato oggetto di uno studio di discendenza e solo in questa zona abbiamo la DOC. Abbiamo la Massaretta o Barsaglina altro vitigno autoctono di queste zone, il classico Sangiovese che fa parte della nostra parte di toscanità, il Merlot, la Malvasia e il Trebbiano.
Poi ci sono gli spumanti, una voglia che nasce perché nel Candia c’è sempre stata la versione, diciamo “mossa”, un vino giovane che si utilizzava nei momenti pasquali. Nasce da questa passione, da questa presenza storica la voglia di spumantizzare e noi l’abbiamo evoluta lavorandola e facendo una parte di rifermentazione in bottiglia ma anche in autoclave. E dopo qualche anno di prove abbiamo ottenuto ottimi risultati.

Secondo Fabrizio il territorio del Candia deve essere ancora scoperto dal turismo e il vino è un veicolo per farlo conoscere meglio perché, dice “parlando di Massa e Carrara si pensa sempre al marmo e al mare.
Però negli ultimi anni le aziende hanno investito molto sulla qualità del prodotto e a livello internazionale stanno arrivando risultati con premi per i vini di diverse cantine.

Nella nostra cantina -riprende Bondielli che è anche diplomato alla scuola alberghiera e cucina piatti tipici del territori da abbinare ai suoi vini- abbiamo tre tipologie di vinificazione. Quella classica in acciaio che usiamo per i bianchi, il legno per alcuni rossi e poi abbiamo riscoperto, dalla vecchia cantina che avevamo, le botti in cemento, dove andiamo a fare il Vermentino nero.

Il preferito da Fabrizio

Ovviamente li ama tutti ma “Le viole” (Candia dei Colli Apuani Spumante), dedicato alla nonna, è il preferito. È quello che ha fatto conoscere l’azienda, un vino frizzante, un prodotto complesso all’olfatto ma di facile beva che ha regalato molte soddisfazioni all’azienda.

I nostri vigneti -racconta ancora- sono diversi da quelli della normale viticoltura. Qui ci sono piccoli appezzamenti e in un vigneto di 1000 metri puoi trovare tre tipologie di uve. Difficile avere un unico vitigno in un’unica particella, lo trovi in più particelle e ognuna di loro ha un’esposizione diversa. In un vigneto di tremila metri possono esserci tre esposizioni diverse! Perché il nostro territorio è fatto come una zampa di gallina, tutto insenature. Anche solo camminando in un terrazzo in quindici metri puoi trovarti due inclinazioni diverse e, a volte, anche con due terreni diversi.

Noi che lavoriamo tanto su queste colline sappiamo che la bravura sta nel raccogliere le varie uve nelle varie particelle per poi assembrarle in un unico vino.

Certe volte hai cinque piani di Vermentino, poi te ne trovi tre di Sangiovese e tu devi raccogliere manualmente selezionando prima in vigna e assemblando poi in cantina.
Noi, per esempio, abbiamo fatto un vermentino che è una selezione di ceppi di uve delle tre parti più alte dei vigneti con piante di più di trent’anni. Per questo siamo andati a selezionare le piante e quando si fa la vendemmia le varie cassette devono essere segnate.

In questa zona si vendemmia tra il cinque settembre e il dieci settembre e ci vogliono circa quindici giorni a vendemmiare con 15 persone ed è chiaro -tiene a ricordare Fabrizio- che non si può fare un paragone con chi ha due ettari e sette in un’altra zona che può vendemmiare in un giorno.

Le aziende in Candia sono piccole e chi da scelto questo mestiere difficile si trova a lavorare in vigna al mattino, in cantina nel pomeriggio e la sera dedicarsi alla vendita e alle consegne. Qui il lavoro è a 360 gradi ed è difficile che ci si possa permettere figure come cantinieri o rappresentanze.

D’altronde -come dice Fabrizio- “Noi ci mettiamo la faccia” e il loro vino li rispecchia appieno.

Uno sguardo sul produttore

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