Fave da 500 gr

Periodo di coltivazione e storia

Le fave erano legate al culto dei morti per i Greci Antichi e anche i Romani le offrivano agli Dei perché le ritenevano di buon auspicio. Rappresentavano, inoltre, il passaggio tra la vita e la morte, essendo considerate un mezzo di comunicazione tra i due mondi.

In alcune regioni italiane trovare un baccello con sette semi è ancora indice di buona sorte e in Francia, come in altri paesi europei, è di buon auspicio trovare il seme che viene nascosto in un determinato dolce.

Qualità organolettiche

Le fave hanno aiutato il sostentamento dell’uomo durante i periodi più difficili. Grazie alle loro qualità erano considerate un alimento base e venivano anche ridotte in farina che, insieme a quella degli scarsi cereali, serviva alla panificazione. Ancora oggi la fava viene utilizzata per le sue caratteristiche organolettiche e per la sua capacità di arricchire i terreni.

Consumare fave fresche è una buona abitudine. In primavera i teneri semi si prestano ad accompagnare formaggi e insalate. Verdi e tenere possono anche essere cotte e aggiunte ad una zuppa o utilizzate come piatto unico appena scottate e condite con olio e pepe.
Le fave apportano proteine di qualità superiore a quelle dei fagioli, sono ricche di acqua e hanno circa il 4,5% di carboidrati e mentre la percentuale di grassi è irrisoria.

Sono ricche di ferro, selenio, magnesio, potassio, rame e, da crude offrono un’ ampia gamma di vitamine.

Usi

Le fave però possono scatenare reazioni allergiche entrando in conflitto con alcuni farmaci compresi gli analgesici. Esistono poi malattie ereditarie come il favismo dovute ad una mancanza di un enzima all’interno dell’organismo dei alcuni individui (il problema riguarda anche i piselli).