Barba di prete al mazzo

Periodo di coltivazione e storia

Nell’antica Grecia veniva usata come rimedio contro il morso di serpenti e forse il nome deriva da questo. In catalano, per esempio, vipera si dice “escorso”. In Francia è molto usata e viene detta ‘salsifis’ e anche se il Piemonte è una delle regioni dove cresce maggiormente, è soprattutto usata in Toscana.

Le barbe di prete non sono molto conosciute ma ce ne sono alcune varietà. La scorzonera è originaria dell’Europa e appartiene alla stessa famiglia del topinambur, del carciofo, del radicchio, del tarassaco e delle margherite. Il fiore, infatti, è come una margherita. Una specie orticola dal sapore non amaro molto utile per l’apporto di elementi al nostro organismo.

Qualità organolettiche

Anche sen poco utilizzata, questa radice contiene una grande quantità di vitamine del gruppo B: B1, B2, B3 B6. Non mancano la vitamina A, la E e la C che però, con la cottura si disperde. Un prodotto con poco sodio ma con diversi minerali come ferro, manganese, potassio, fosforo e zinco. La presenza di inulina e levulina, oligosaccaridi di riserva tipici delle Asteraceae, la rendono indicata per chi soffre di diabete.

Ha un’alta quantità di fibre che aiutano la peristalsi intestinale quindi sono le barbe di prete sono depurative. A questo si aggiungono proprietà diuretiche utili per tutti ma soprattutto per chi ha problemi alle vie urinarie.

Usi

Per consumare le barbe di prete è necessario pulire la buccia sotto l’acqua, eventualmente rimuovere l’eccesso di sporco con un pela patate. Si possono mangiare crude se messe prima in acqua e limone in modo che non anneriscano, per poi tagliarle finemente e condire con limone, pepe, olio.

Una ricetta da provare è quella del pollo con barbe di prete alla massese.